“MANGIA COME SCRIVI” SUSCITA EMOZIONI
Il vecchio segreto di mettere a tavola le persone per tirar fuori il meglio di loro ha funzionato anche con Bellè, Schianchi, Rinaldi e Michelotti. Quelle introvabili cartoline di Gandolfi…
La ricetta non è poi tanto segreta, ma deve essere bravo il cuoco. Se poi questi ha degli ingredienti di qualità il gioco è fatto. Lo chef in questione è un personaggio che non avevo ancora incontrato fino a ieri sera: mi chiedevo – mentre lo sentivo introdurre la felice prima serata all’ Hostaria Tre Ville della pregevole rassegna cultural-gastronomica Mangia come Scrivi, giunta alla Quarta Edizione, ieri dedicata a I campioni del calcio parmigiano – chi fosse questa sorta di Benigni parmigiano. E sì, perché a me Gianluigi Negri, fisicamente, un po’ ricorda l’attore comico toscano: no, non è che si sia messo a baciare in bocca uno a scelta tra Bellè, Schianchi, Rinaldi, Michelotti o Gandolfi, come quel matto faceva con il malcapitato Baudo a Sanremo,
però, un po’ l’occhialetto, un po’ la statura e magari l’acconciatura, un po’ che ne sa di cinema (e ne scrive per la Gazza), fatto sta che ho avuto questa suggestione. Lo chef dunque lo abbiamo svelato: va precisato, però, che a questi va aggiunto anche “il lo la i gli le” collega/i/e della cucina propriamente detta dell’Hostaria che ha/nno preparato le delizie del territorio servite in accompagnamento alle tante emozioni che gli altri ingredienti, quelli cui precedentemente accennavo e scritti in grassetto poco sopra, ieri sera hanno saputo trasmettere.
Non so se sono io che sto invecchiando e dunque se mi si sta intenerendo il cuore, tuttavia non nascondo che a sentire parlare ieri sera questi giornalisti che conosco da una vita – coi quali non ho avuto la sorte di lavorare direttamente insieme, ma che spesso ho incrociato negli stessi luoghi occupandoci delle stesse persone (a proposito, grazie “Nonno” Bellè per aver ricordato ai commensali che a Wembley, dove tui segnasti un gol, c’ero pure io, e questo tuo accenno mi ha davvero gratificato) e non sempre condividendo le stesse idee o opinioni, anzi, avendocele spesso contrastanti – sono arrivato perfino a commuovermi.
Ho ascoltato parole vere. Storie che conoscevo o che non conoscevo, non importa, ma porte con il cuore in mano. E quello importa sì. Il vecchio segreto di mettere a tavola le persone per tirar fuori il meglio di loro ha funzionato pure stavolta. Sono sicuro – e non è per alzare l’asticella delle aspettative – che il buon Giuseppe Squarcia su “Settore Crociato” (col quale mi pregio ancora di collaborare amichevolmente, nonostante il nuovo impegno di stadiotardini.com, condividendone i valori che diffonde) saprà porre ai suoi lettori, che spero siano anche i nostri, aneddoti e storie come solo lui sa
raccontare, dopo averli saputi cogliere. Al desco ero seduto al suo fianco, e l’ho visto appuntare, affamato (anche se il verbo non si addice propriamente ad una cena, peraltro sontuosa come quelli di ieri…) note preziose sul suo taccuino. E quindi vi svelerà di quella volta che Michelotti fece inc… terribilmente Rivera al punto di fargli comminare una mega squalifica (a proposito, il premio “Una Vita per lo Sport” di “Sport Civiltà” si apprende stamani dalla Gazzetta che i Veterani lo assegneranno ex aequo proprio all’Abatino assieme a Mazzola, mentre pare non ci siano riconoscimenti per lo splendido 80enne Miclòt, insomma il derby continua…) , piuttosto che la delicata partita in terra d’Africa, con tentativi di pressione e corruzione, di recente tornato agli onori della cronaca per via dei 30 denari, o il “Lei non arbitrerà più a San Siro”, pronunziato da Mariolino Corso, poi diventato amico del terribile fischietto, al punto da condividere le vacanze insieme a
Stintino. Sono certo che Settore vi mostrerà anche le più preziose tra le introvabili cartoline Crociate (tra queste la pieghevole del 64) del collezionista Paolo Gandolfi, altro conosciuto uomo di sport, con la passione museale della raccolta.
I tre scrittori – anche se per Bellè il titolo andrebbe ascritto al solo Schianchi, giacché lui, pur avendo dato alle stampe una ventina di libri, si reputa un onesto cronista, e come tale era esatta, essenziale e senza fronzoli la sua cronaca dal trionfo di Wembley, riproposta ieri sera dal suo recente volume “Parma, passione infinita”, una raccolta di articoli di stampa sulla incredibile cavalcata del Parma nell’ultimo ventennio – si sono presentati a coppie, secondo lo schema collaudato di Negri-Benigni. E così Rinaldi ha tracciato vita ed opere di Bellè, questi di Schianchi e quest’ultimo di Rinaldi: con tante piccole grandi curiosità apprezzate dagli astanti tra una portata e l’altra del menù griffato da Luca Dall’Argine, con la preziosa collaborazione dell’Associazione InOtio di Marco Epifani, che qui ringraziamo per l’invito.
E così siamo andati tutti a casa più arricchiti, non perché ora sappiamo perché chi per l’anagrafe (e per i lettori) è Gian Franco Bellè in realtà dagli amici è chiamato Sandro (come ha spiegato il protagonista Gian Franco era il nome del suo fratello primogenito venuto a mancare prima della nascita ed in suo onore è stato così registrato in Comune, ma tutti lo chiamano Sandro, dal nome del nonno), o perché la papera più grande di Michelotti era stato un gol annullato a Garlaschelli per un inesistente fuorigioco di cui tutt’ora si vergogna, ma proprio per la struggente umanità dell’amabile conversazione, dalla quale sono usciti uomini veri e non personaggi artefatti, nonostante spesso siano sotto i riflettori. A proposito: un format del genere dovrebbe essere ripreso e filmato dalle televisioni locali e proposto come lezione di educazione civica, e Dio sa quanto ce n’è bisogno di questi tempi nel tormentato mondo del calcio. Ma forse no: ci fosse stato l’occhio del Grande Fratello forse non si sarebbero raccontati così e ci avremmo perso tutti qualcosa. (gabriele majo)
FOTOGALLERY DELLA SERATA
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A me Gianni Mura non piace, fa parte dei giornalisti "grigi" che fanno la cronaca del calcio e di emozioni… è difficile provarne leggendo le sue pagine. Dopo aver letto sul sito di Settore Crociato il giudizio di Mura su Zola e contro il figlio del Cavalier Tanzi (per me è ancora cavaliere) non posso non dire che la cessione di Zola, ma anche il no a Baggio, sono state una delle scelte più felici che sono state fatte dal Parma. I fatti confermano questo. La poesia nel calcio non è l'arroganza e la saccenza dei fantasisti, vista da giornalisti che si mettono in cattendra come anche qualche delfino dai capelli grigi che ci troviamo a Parma al lunedì sera, ma la poesia nel calcio è altra roba. A me ha emoziona di più vedere Scholes, vedere le immagini sui bambini di Chernobyl piuttosto che Baggio che abbondona la squadra perchè Uliveri gli ha detto che non è tra i titolari, oppure Zola che inveisce con Ancelotti perchè non vuole fare la seconda punta.
Credo che di questi giornalisti "grigi" di vecchio stampo ne possiamo fare a meno, così come dei loro libri.
Io ho un libro di Bellè che mi regalò mia zia nel 1992 per il mio dodicesimo compleanno: l'utilità di quest'ultimo l'ho compresa subito quando, dopo aver sfogliato qualche pagina che riportava solo i grigi tabellini delle partite, misi il libro sotto il piede di una sedia traballante per ottenere l'equilirbio. Per me quella, pur avendo 12 anni, era da tifoso la sua utilità.
IndipendenzaXilDucato.